mercoledì 24 febbraio 2010

Antefatto

"Avevo 16 anni, ero timida nei panni di un ribelle visto alla televisione..." e cominciai a frequentare assiduamente la sezione di Rifondazione Comunista di Casale Monferrato.
C'è chi a quell'età trova modi più divertenti per passare il tempo ma a me piaceva così.
A dire la verità non ci sono approdata a caso perchè illuminata sulla strada di Damasco.
Mio padre mi trascinava ovunque andasse e tra le mete dei suoi e miei pellegrinaggi figuravano spesso "La CGIL", "Il Partito" e "Il Laghetto" (si andava spesso a pescare insieme ma questa è un'altra storia).

Per quattro anni spesi molti pomeriggi (e anche parecchie mattine in cui reputavo superflua la mia presenza in classe) a leggere i quotidiani e commentarne le notizie con chi passava da quelle parti. D'accordo che le visioni complessive erano un po' di parte ma pensavo fosse comunque un buon modo per affinare la mia coscienza critica. Un'idea molto naif da studentessa qual'ero.

Così "cadeva la pioggia e segnavano i soli il ritmo dell' uomo e delle stagioni" finché si giunse all'ottobre del 1998, data ricordata come la peggiore delle maledizioni da tutto il popolo della sinistra. Cadeva il primo governo Prodi nonostante un gruppo di "valorosi" parlamentari PRC avessero provato in tutti i modi a salvare la barca che stava affondando. Quegli impavidi che avevano sfidato un destino già scritto e ineluttabile decisero di organizzarsi in una nuova formazione politica sotto la bandiera del "Partito di Lotta e di Governo".

Nasceva il PdCI a cui aderii da subito con entusiasmo (questa frase l'ho sentita pronunciare talmente tante volte a diversi livelli e in diversi contesti che penso sia diventata patrimonio genetico della classe politica italiana), nutrendo una forte stima per questi eroici compagni.

Militavo, partecipavo agli organi dirigenti locali e provinciali, mi prestavo come bassa manovalanza scarsamente qualificata per andare ad appiccicare manifesti elettorali a ore impensabili della notte e nel frattempo lavoravo.
Strano vero? A quei tempi non era mica da tutti aver voglia di uscire dalla fabbrica e andare a chiudersi in una stanzetta tetra e fumosa, specie se avevi vent'anni e una discreta vita sociale.

Attraverso il tempo e le peripezie politiche del mio ex-partito arrivai alla mia seconda "separazione" politica. Dopo il disastroso esperimento elettorale di "La Sinistra, l'Arcobaleno" mi convinsi che la strada che avevo imboccato nove anni prima non mi stava portando dove volevo andare e nei due anni successivi abbracciai l'idea di unità della sinistra, spendendomi anima e corpo (molto più corpo che anima vista la mia predilezione per il lavoro manuale) nel progetto che sarebbe poi diventato "Sinistra Ecologia e Libertà".

Intanto continuavo a lavorare in fabbrica. Scusate se lo sottolineo ancora ma la mia personale esperienza mi ha permesso di stabilire che la percentuale di "operai" che si occupano di politica a livelli superiori alla semplice militanza non è così elevata. Per non farmi mancare nulla avevo accettato una serie di incarichi un po' più impegnativi all'interno della mia organizzazione politica. Per esempio, non era infrequente che il venerdì uscissi dal lavoro per correre a casa a preparare la valigia che mi avrebbe accompagnata a Roma in occasione della convocazione del Comitato Centrale PdCI(che a ripensarci ora mi viene sempre in mente una canzone di Enrico Ruggeri), la quale mi avrebbe impegnato l'intero finesettimana per poi ritornare al lavoro il lunedì mattina più stanca di come fossi uscita il venerdì sera.

Ovviamente nel frattempo si sono susseguite numerose campagne elettorali nelle quali ho rivestito spesso il doppio ruolo di candidata e di "factotum". Dal coordinamento tra i candidati, alla preparazione della documentazione per la presentazione delle liste, alla raccolta delle firme, all'attacchinaggio... Stoica? No, un po' fessa... ma preferisco definirlo senso di responsabilità e realismo nel valutare le forze a disposizione.

Ed eccoci giunti ad oggi.

Candidata per il rinnovo del Consiglio Regionale del Piemonte.

Ancora una volta mi hanno chiesto di metterci la faccia e ancora una volta ho acconsentito a farlo perchè credo in quello che faccio.

Il blog elettorale è la moda del momento. Nel momento in cui una qualsiasi persona si mette in gioco in una qualsiasi tornata elettorale si costituisce subito un comitato di sostegno che si occupa di promuovere l'immagine del candidato attraverso quelli che chiamiamo "i nuovi media".

Io non ho un "Comitato Baucero" e quando mi hanno chiesto "Ma ce l'hai un blog? Sei su Facebook?" ho risposto: "Ma certo!".

Il dettaglio che è sfuggito è che su Facebook ci sono da un bel pezzo e non ci sono approdata per promuovere la mia candidatura e sui blog che ho aperto volevo parlare di me e della realtà che vedo intorno a me, non dei punti programmatici dalla lista che sostiene Mercedes Bresso.

E questo blog è questo. E' il mio spazio, un po' finestra da cui osservare quel che succede intorno e un po' vetrina in cui esporre non l'immagine ma la persona.

La timida ribelle di 16 anni diventata una donna giovane che prova a rivoluzionare, nel suo piccolo, i vecchi schemi della politica.

Da oggi comincia un racconto che durerà poco più di un mese (nella peggiore delle ipotesi!)

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