venerdì 26 febbraio 2010

Il Fiume

Sveglia alle 6, doccia e colazione abbondante che non sappiamo cosa succederà durante la giornata e se e quando avrò modo di alimentarmi nuovamente.
Questa la premessa a ogni giornata quando si è in campagna elettorale.
In auto al lavoro (mezzi pubblici neanche a parlarne) ma per fortuna c’è sempre il
GPL a farmi sentire un po’ meno in colpa con l’ambiente.
Transitare tutte le mattine e tutte le sere sul Po è dolcemente romantico. Chi non è nato “sul Fiume” non può comprendere fino in fondo.


Da bambina, con i miei genitori e mio fratello maggiore, passavamo molte domeniche primaverili a bivaccare in qualche pioppeto lungo l’argine. Il Fiume era il luogo della tranquillità, della famiglia (con una mamma operaia in catena e un papà turnista in cementeria non era usuale trovarsi tutti intorno ad un tavolo per un pasto).
Ascoltavo discorsi che mi interessavano ma che non comprendevo fino in fondo. Mio padre e mio nonno che parlavano delle cave di ghiaia e del fatto che “i Verdi” non volessero che si dragasse il fiume. Loro sembravano preoccupati ma a me pareva giusto che si lasciassero la ghiaia, le piante e i pesci dov’erano (l’ingenuità dei bambini!).
Durante l’adolescenza mi scordai quei discorsi e Il Fiume fu solo il posto dove andare a passeggiare in bicicletta.

Nel 1994 il Po mi venne a far visita per ricordarmi che non si può far finta che certi discorsi sentiti da bambini non siano affar nostro. I danni subiti dalla casa dei miei genitori e da quella dei miei nonni a seguito dell’alluvione non furono ingenti ma ci furono.

Allora si cominciò a riparlare del Po ma con termini nuovi come “sicurezza del territorio”, “dissesto idrogeologico”, “salvaguardia ambientale”…

In fin dei conti si poteva sintetizzare il tutto in un concetto semplice. Il Fiume non è un bel gioiello da sfoggiare ma un essere vivente di cui prendersi cura. Se non lo si fa ci si deve aspettare di pagarne le conseguenze.

Nel 2000 i danni furono maggiori di quelli del ’94. Fummo costretti a lasciare le case per alcuni giorni.

Alcuni si riempirono la bocca di polemiche sterili, altri preferirono non occuparsi della questione, altri ancora si rimboccarono le maniche e progettarono un piano di conservazione del territorio e di messa in sicurezza del fiume.

Io, che ho sempre amato Il Fiume, cominciai a seguire più attentamente le politiche amministrative che riguardavano la sicurezza idraulica del nostro territorio.

Durante il mio percorso politico ho conosciuto altre persone che condividono con me l’interesse a un approccio razionale e rispettoso del problema della gestione del patrimonio fluviale del territorio della nostra provincia.
Questa è l’ultima nostra battaglia in ordine temporale.

Alla prossima!

Nessun commento:

Posta un commento

Le vostre note a fianco del diario di Pamela