lunedì 1 marzo 2010

La Legge

Chi non ha mai chiacchierato con amici ricordando la propria adolescenza e confrontandola con il vissuto altrui per cercarvi similitudini e differenze?
Il bello di raccontarsi quel periodo della propria vita è legato al fatto che per molti è sinonimo di “disobbedienza”.
Durante l'adolescenza si vive un inasprimento dei conflitti generazionali e questo porta quasi tutti a diventare dei “ribelli” che combattono ogni forma di autorità, da quella genitoriale a quella sociale.
L'adolescenza è il periodo in cui trasgredire alle regole per il solo gusto di affermare la propria individualità.
La mia famiglia mi ha cresciuta con un profondo senso del dovere e del rispetto (non mediato dall'autorità bensì dall'autorevolezza) che mi hanno permesso di attraversare la fase adolescenziale senza cedere alle lusinghe della trasgressione delle regole seppur abbia avuto forti tentazioni a riguardo.
Certo che non aver mai rubato un pacchetto di figurine o essere stata una studentessa disciplinata hanno reso la mia adolescenza un po' più noiosa di altre ma non mi pento della scelta.
Il rigore morale non mi è stato imposto come un dogma ma è entrato a far parte delle mie abitudini come il lavarsi i denti prima di andare a letto.
Qualche anno fa ebbi una discussione con mio padre che mi accusava di essere troppo rigida nel definire comportamenti irrispettosi e troppo intransigente verso chi se ne macchiava. Fui costretta a fargli notare che lui mi aveva insegnato ad essere intransigente con me stessa e che come minimo era doveroso per me pretendere di applicare lo stesso metro alle altre persone.
La classe politica dovrebbe essere d'esempio per i cittadini di un paese democratico. In un mondo perfetto i politici dovrebbero essere i portatori di un messaggio di rispetto totale e indiscriminato della legalità.
Osservare la noncuranza con cui una discreta fetta della classe politica viene colta da amnesie temporanee relativamente a cosa sia reato o meno mi rende furibonda.
Porca miseria, io, da adolescente di sinistra che frequentava ambienti “sballati”, non ho mai nemmeno fatto un tiro di una canna. Come posso accettare che qualcuno mi venga a dire che il consumo di stupefacenti è illegale dopo essersi fatto una pista?
Ovviamente questo è solo un esempio.
Non ne faccio un discorso di proibizionismo o legalizzazione ma solo di coerenza.
Se mi assumo l'onere e l'onore di rappresentare i miei concittadini vorrei essere lo specchio delle qualità del mio paese. Non ha senso esserlo dei difetti. Vorrei dimostrare che è possibile vivere nel rispetto della legalità e che chi dice il contrario cerca solo assoluzioni facili alle proprie colpe.
Poi non dico di essere una cittadina irreprensibile, ho preso le mie sacrosante multe per aver parcheggiato in divieto di sosta, ma da lì essere processata e condannata per corruzione o associazione mafiosa...
Giudicate voi perché io non so essere obiettiva.

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