mercoledì 10 marzo 2010

La strada


Sabato sono stata al mare. Ho viaggiato con mia madre alla volta di uno scorcio di spiaggia dove poter passeggiare e respirare il profumo di salsedine. E' mia madre che me l'ha chiesto. Lei non ama guidare ma per me è naturale come alzarmi la mattina e lavarmi la faccia.
160.000 chilometri in 77 mesi di vita significano circa 2100 chilometri al mese o, per dare un'idea più precisa, 75 chilometri al giorno, sette giorni su sette per 6 anni e 5 mesi.
Io e la mia auto li abbiamo percorsi insieme sulle strade d'Italia ma principalmente su quelle della nostra regione.
Di questi, circa 120.ooo chilometri sono quelli che abbiamo utilizzato per recarci al lavoro e tornare a casa mentre i restanti 40.000 chilometri di strade sono quelli che abbiamo percorso a vario titolo per tutte le attività al di fuori del "solito tran tran".
Avrei voluto poter limitare i miei spostamenti in auto optando per l'utilizzo di mezzi pubblici ma la triste realtà e che l'alessandrino è una zona in cui la rete ferroviaria è, per dirla con un eufemismo, disastrosamente carente e le linee di trasporto su ruote quasi inesistenti.
La progettualità provinciale e regionale in fatto di infrastrutture si è dimostrata assolutamente al di fuori delle esigenze di chi vive sul territorio. Le amministrazioni coniugano la parola viabilità con i concetti di "terzo valico", TAV, ma non è di questo che ha bisogno la gente.
Garantire trasporti pubblici più efficienti permetterebbe a molti di affrontare in modo diverso anche la crisi economica. Se avessi potuto percorrere i miei 120.000 chilometri con treni o pullman, avrei risparmiato indicativamente 4000 euro nell'arco di questi sei anni e mezzo.
Invece si è optato per il "muro contro muro" nelle trattative con le FS che hanno risposto tagliando ulteriormente la frequenza sulle tratte normalmente utilizzate dai pendolari.
Bell'idea! Provino a spiegarlo a chi deve aspettare ore in stazione un "carro bestiame" per essersi dovuto trattenere cinque minuti di troppo in ufficio.
Sarebbe il caso che ci si ricordasse che quelle persone sono le stesse a cui chiediamo il voto.
Le stesse a cui poco importa che le merci viaggino rapide tra Torino e Lione perché con tutto il tempo che spendono sulle banchine delle stazioni, a fare la muffa sono loro!
Difficile immaginare che da domani si riesca a venire incontro alle loro esigenze ma la differenza tra politiche di destra e di sinistra sta nella progettualità che in un caso e tesa al benessere economico mentre nel secondo, semplicemente al benessere.

1 commento:

  1. A tale proposito suggerisco che il governo Bresso qualche cosa ha fatto,esempio appaltare le ferrovie a chi da' migliori servizi,togliendo quei scandalosi privilegi che i ferrovieri godono comprese le famiglie,capisco che protestano,ma vogliamo incominciare a togliere un poco di privilegi a qualche classe privilegiata e magari darne qualcuno presempio ai lavoratori precari....per me non e' demagogia ma e' fare qualcosa di sinistra,cosa che D'Alema e compani non hanno mai fatto......cordialmente SANZONE DANIELE

    RispondiElimina

Le vostre note a fianco del diario di Pamela