mercoledì 3 marzo 2010

Libero-Proprietario


Molto spesso, quando mi metto davanti a questo monitor, ancora non so di cosa scriverò.
Funziona un po’ come la meditazione. Apro un telo bianco sul mio pensiero razionale in modo da azzerarlo e comincio a riesaminare la giornata lasciando scorrere il flusso di pensieri per vedere dove va a parare.
Qualche volta arrivo lontanissima da dove sono partita, altre volte mi fermo dopo il primo passo.
Oggi mi sono fermata prima ancora di partire. Sono rimasta a fissare le icone del mio notebook come un mistico che abbia appena ricevuto l’illuminazione (e non per merito di qualche gestore della rete elettrica).
Sparpagliate sul monitor c’erano le icone di collegamento ai file e ai programmi che uso più frequentemente. Tra tante piccole immagini famigliari alla stragrande maggioranza del “popolo informatico”, ne spiccavano alcune molto meno note.

Da Wikipedia (che io chiamo amichevolmente info-sophia)

Con il termine software proprietario si indica quel software che ha restrizioni sul suo utilizzo, sulla sua modifica, riproduzione o ridistribuzione, solitamente imposti da un proprietario. Queste restrizioni vengono ottenute tramite mezzi tecnici o legali.
In informatica, open source (…) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso.
Il software libero è software pubblicato con una licenza che permette a chiunque di utilizzarlo e che ne incoraggia lo studio, le modifiche e la redistribuzione; per le sue caratteristiche, si contrappone al software proprietario ed è differente dalla concezione open source, incentrandosi sulla libertà dell'utente e non solo sull'apertura del codice sorgente, che è comunque un pre-requisito del software libero.
Indipendentemente dal fatto che la politica del software libero sia evidentemente la più democratica tra le tre, preferireste che il denaro pubblico fosse speso per acquistare un software “rigido” o per acquistare un software “flessibile” con la possibilità di essere adeguato alle singole esigenze e quindi di essere maggiormente efficiente?

A tal proposito.

Nessun commento:

Posta un commento

Le vostre note a fianco del diario di Pamela