sabato 13 marzo 2010

Reale

Novi Ligure è una bella cittadina e soprattutto è considerata tra le roccaforti rosse della provincia di Alessandria. Questo pomeriggio, a sorreggere lo spirito della "vostra eroina" intenta a distribuire santini a destra e a manca, c'era un bel sole che scaldava abbastanza da invogliarmi a togliere il giaccone e restare in maglia tra i novesi che passeggiavano pigramente (abbiamo anche il contributo fotografico a dimostrare che dietro questa tastiera c'è davvero qualcuno e che quel qualcuno è una tipa in jeans e scarpe da ginnastica).
Il bello dell'andare a volantinare e che se hai un minimo di faccia tosta, puoi riuscire a far fermare a discorrere con te un sacco di persone. Così, questo pomeriggio, almeno una trentina di persone, ricevendo dalle mie mani il santino al motto "Le regalo una mia foto così magari le viene voglia di votarmi", si sono intrattenute per scambiare qualche parola, divertiti dal mio approccio inusuale.
Una di queste persone è stato un signore sull'ottantina, che dopo avermi sorriso ricevendo il mio "materiale elettorale", mi ha raccontato di avere una figlia invalida che percepisce un'indennità di 300 euro al mese e che deve assumere costantemente dei farmaci in cui costo mensile è di 400 euro. Mi spiegava la sua preoccupazione relativa al futuro della figlia nel caso lui e sua moglie fossero venuti a mancare e non avessero più potuto contribuire alla cura e al sostentamento della figlia. Inoltre mi diceva che, pur con tutti i suoi problemi, la figlia avrebbe volentieri lavorato part-time per riuscire a gravare meno sui genitori, ma ovviamente non riesce a trovare lavoro sia a causa della malattia che della crisi economica. La cosa che mi ha colpito maggiormente dell'incontro con quest'uomo, è la dignità con cui raccontava la sua vicenda, senza piangerie o invettive, solo con molto rammarico.
Dopo circa mezz'ora da che l'anziano se n'era andato, stavo nuovamente allungando santini ai passanti e, incrociando un signore in bicicletta, esordisco con la mia frasetta e ricevo in cambio uno sprezzante "Ma andate a lavorare!".
Il primo istinto è stato quello di volargli addosso e legargli la bici intorno al collo ma, fortunatamente, si era allontanato troppo velocemente perché potessi sperare di raggiungerlo mettendomi a correre. Se avessi potuto fermarlo gli avrei spiegato che io, per fortuna, lavoro! Certo, anche la mia azienda ha risentito della crisi e questo ha significato, per me, entrare a far parte delle statistiche sulla cassa integrazione. Gli avrei spiegato che negli ultimi due anni la percentuale di disoccupazione è salita di due punti, il che significa che "andare a lavorare" non è mica come dirlo. Gli avrei spiegato che c'è gente che mantiene una famiglia con uno stipendio che è una vera e propria beffa oltre che un furto ai danni di chi non può reagire perché vittima del ricatto di un contratto a tempo determinato o a progetto.
Gli avrei fatto conoscere il padre della ragazza invalida e gli avrei chiesto di ripetere a lui il suo consiglio velenoso, giusto per vedere se fosse stato sufficientemente intelligente da capire di essere un cretino.

1 commento:

  1. Brava Pamela, stare fra la gente è dovere di tutti quelli che la gente aspirano a rappresentarla.
    Non ti curar del pistola in bici ma guarda e passa...

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